Trump e Biden, notte fonda

Per gli Stati del Maine e del Colorado, Donald Trump non può presentarsi alle primarie del suo partito. Quanto a Joe Biden, sta ancora peggio

Un sistema istituzionale fondato su valori essenziali e sufficienti alla vita democratica dovrebbe sopravvivere ai suoi rappresentanti. Questa, se non altro, è la civica aspettativa di essere garantiti dall’efficienza del sistema. Può tuttavia la democrazia degli Stati Uniti non riuscire a esprimere due candidati all’altezza della sua crisi? Sembra davvero di sì. Donald Trump, 77 anni, è imputato in ben quattro processi, con un totale di ben 91 capi d’accusa.

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Donald Trump sogghigna durante un comizio nel New Hampshire – rationalinternational.net Ansafoto

Può essere condannato per interferenza nelle elezioni del 2020, ma anche perché sono stati trovati in casa sua, a Mar-a-Lago in Florida, dei documenti riservati. Politicamente, gli avversari gli attribuiscono l’incitamento all’insurrezione. Le condizioni di salute psicofisica di Joe Biden, d’altra parte, mettono in apprensione i suoi sostenitori, considerate le amnesie, le gaffe, la sua difficoltà nella mera esecuzione del protocollo di un incontro ufficiale. Soprattutto, è impopolare la politica estera di Biden, viste le enormi spese militari senza risultati strategici apprezzabili.

Due candidati che invece di entusiasmare preoccupano

Bagni di sangue in Ucraina e Medio Oriente, oltre a una catastrofe culturale in Afghanistan. Nell’economia americana, la Casa Bianca viene criticata per aver strozzato la ripresa, badando più al contenimento dell’inflazione che alla crescita. Per gli xenofobi, occorreva più impegno contro l’immigrazione clandestina dal Messico. E poi, è proprio un dettaglio la salute psicofisica, per un capo di Stato in un Paese così importante? Le considerazioni del suo ex medico, per quanto sia diventato poi un deputato repubblicano, sono apparse per nulla avventurose.

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Joe Biden ride di una propria gaffe, cercando di dimostrare controllo di sé – rationalinternational.net Ansafoto

Il partito democratico, però, non ha voluto nemmeno parlare di uno sfidante del presidente uscente alle primarie, puntando quindi in modo esclusivo su Joe Biden, 82 anni nel prossimo novembre, e 86 alla fine dell’eventuale secondo mandato. Solo ultimamente si è parlato di lamentele dall’interno; i Democratici, peraltro, hanno nei voti parlamentari dimostrato più coesione dei repubblicani, spaccatisi sugli aiuti all’Ucraina e sulla stessa figura dello speaker Kevin MacCarthy, sfiduciato come mai era avvenuto nella storia americana.

Audace proposta di una candidata della Carolina del Sud

Nei sondaggi, Trump figura in testa, con il 60%, malgrado già più volte sia dovuto comparire in un tribunale come imputato. Tra i repubblicani, è in crescita da tempo la figura dell’indo-americana Nikki Haley, già governatrice della Carolina del Sud e pronta a sfidare Trump alle primarie. Si è distinta dichiarando che l’ex presidente, se fosse eletta lei, otterrebbe la grazia. Una presa di posizione di una certa eleganza, perché propone una soluzione politica, nel prioritario interesse dell’Unione, considerando quindi meno importante la colpa. E creando così un precedente.

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Nikki Haley sfiderà Trump alle primarie – rationalinternational.net Ansafoto

Non è comunque vantaggioso per l’America, secondo lei, mandare in prigione un uomo di 80 anni, mentre lo è andare politicamente oltre Trump, non parlando più di lui e relegandolo al passato. Haley ha sostenuto posizioni rigorose contro l’immigrazione illegale, ispirandosi all’Arizona Act, non alla legge federale. E’ una pro-life antiabortista e ha lavorato su un programma di alleggerimento fiscale e vicinanza alle imprese.

Graziare Trump per poi sbarazzarsi definitivamente di lui

Tra i repubblicani, anche Ron DeSantis si è pronunciato per un’eventuale grazia al tycoon, per porre fine alle controversie del passato. Trump non potrà correre alle primarie del Maine e del Colorado, perché, trattandosi di primarie, è sufficiente la competenza del singolo Stato a vietare la comparsa del suo nome sulla scheda. Viene tacciato di incitamento all’insurrezione, per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

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Trump in uno dei suoi atteggiamenti istrionici – rationalinternational.net Ansafoto

Poco o nulla è cambiato, da allora, come dimostra Stephen Cheung, uno dei portavoce del tycoon. Secondo lui, sono le sentenze del Maine e del Colorado a rappresentare interferenze ostili con la democrazia americana. Non saranno certo né i democratici né i repubblicani a risolvere il problema, presentando candidati eleggibili e in grado di iniziare e concludere il mandato in buona salute, senza dover essere sostituiti precipitosamente in situazioni drammatiche. La Corte d’appello del Michigan ha per questo richiamato i partiti al loro dovere istituzionale.

Quando un intero Paese inciampa in una clausola

Gli avvocati di entrambi le parti si aspettano un giudizio dirimente dalla Corte Suprema, in prevalenza conservatrice, al punto da escludere il diritto femminile all’interruzione volontaria di gravidanza, che così è garantito solo dai singoli Stati. E’ in arrivo, poi, un’altra sentenza di Stato, da parte dell’Oregon, in risposta a un ricorso presentato dallo stesso gruppo che ha fatto causa per l’ineleggibilità di Trump nel Michigan, “Free Speech for the People”.

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La distruzione dell’Ucraina, dopo tanti aiuti americani, pesa su Biden – rationalinternational.net Ansafoto

Sulle schede della California Donald Trump ci sarà, stando alle dichiarazioni del segretario di Stato, la democratica Shirley Weber, in base a una propria interpretazione della legge locale. E’ chiaro però che il sistema democratico americano affronta il caso Trump in grave ritardo: in ogni Stato avvocati e funzionari annaspano tra le pieghe del diritto, attendendo una parola risolutiva dalla Corte Suprema, attesa quindi alla prova più importante, dai tempi del pronunciamento del 2000, che consentì la discussa elezione di George W. Bush contro Al Gore.

Nel Maine c’è chi ha già stilato l’ardua sentenza

I giudici nominati da Trump sentenzieranno dunque sulla sua eleggibilità, sempre che lo facciano per tempo. Potrebbe avere conseguenze rilevanti il coraggioso documento di 34 pagine con cui il segretario di Stato del Maine Shenna Bellows ha decretato l’ineleggibilità dell’ex presidente. Risulta contraddizione con il quattordicesimo emendamento, perché Trump da presidente uscente e sconfitto alle elezioni del 2020 ha usato per mesi una falsa narrativa di frode elettorale, incitando i suoi sostenitori a ribellarsi, pur essendo a conoscenza della correttezza degli scrutini.

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Blocco stradale dei migranti messicani negli Stati Uniti – rationalinternational.net Ansafoto

Trump ha inoltre invocato l’insurrezione, consapevole del probabile uso della violenza, eppure ha proseguito nella propria retorica incendiaria, senza far nulla per fermare i suoi seguaci. Ha così impedito il pacifico trasferimento dei poteri che era invece suo dovere favorire. Per questo Shenna Bellows ha applicato il quattordicesimo emendamento: il candidato è ineleggibile e può fare ricorso entro cinque giorni.

 

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