Cortei per Giulia e Vincenza moriva

Il caso di Giulia Cecchettin ha sconvolto tutta Italia, ma bisogna ricordare che Giulia è solo una delle vittime, e nemmeno la più recente. 

L’orrore del femminicidio ha nuovamente colpito, lasciando cicatrici indelebili nella società italiana. Giulia Cecchettin, la giovane di 22 anni brutalmente uccisa da Filippo Turetta, non è stata l’ultima vittima di questa tragedia. Sicuramente il suo caso ha scosso tutta Italia, forse per la sua giovane età. Pochi giorni dopo la sua morte, altre donne hanno pagato il prezzo più alto a causa della violenza perpetuata da uomini vicini a loro.

omicidio di Vincenza dopo quello di Giulia
Giulia non è stata l’ultima vittima di femminicidio del 2023 – ph. Ansafoto

 

Il 23 novembre, Rita Talamelli, 66 anni, è stata uccisa. Il 28 novembre, è stata la volta di Meena Kumari, 66 anni, e Vincenza Angrisano, 42 anni. Il caso di quest’ultima è particolarmente sconvolgente, poiché un audio inviato via WhatsApp, giorni prima della sua morte testimonia il suo drammatico grido d’aiuto. Un grido che avrebbe potuto prevenire la tragica fine della donna, se ascoltato in tempo. Un grido arrivato proprio mentre in tutta Italia c’erano cortei per la morte della giovane Giulia.

L’omicidio di Vincenza

In questo audio su Whatsapp, Vincenza racconta a un’amica la violenza subita da suo marito, Luigi Leonetti, che successivamente l’ha uccisa sferrandole tre coltellate tra petto e torace. La donna viveva ad Andria, in Puglia, con il marito da cui era separata in casa. Litigi frequenti e un desiderio crescente di allontanarsi da lui facevano parte della sua triste realtà. Ciò che sconvolge è che Vincenza aveva cercato aiuto medico il 23 novembre. Aveva dichiarato di aver ricevuto con due schiaffi al volto. La prognosi di quattro giorni emessa non ha scatenato l’allarme necessario per evitare la sua tragica fine.

l'audio di Vincenza il giorno prima di essere uccisa
Vincenza è stata uccisa dal marito ed aveva già fatto sapere delle violenze che subiva – ph. Ansafoto

 

La storia di Vincenza Angrisano solleva interrogativi profondi sulla risposta della società e delle istituzioni alla violenza domestica. Il suo tentativo di mantenere distanza dal marito e le chiare segnalazioni di maltrattamenti dovrebbero aver attivato un sistema di protezione più efficace. Tuttavia, la realtà è che, nonostante gli sforzi per sensibilizzare e prevenire il femminicidio, molte donne continuano a essere vittime di violenza. La Procura di Trani è attivamente impegnata nell’indagine su questo tragico caso, cercando di comprendere se ci fossero segnali trascurati o precedenti ignorati che avrebbero potuto prevenire il femminicidio.

In conclusione possiamo dire che la legislazione attuale dovrebbe essere rivista per garantire che le segnalazioni di violenza ricevano la giusta attenzione e che le vittime siano protette in modo adeguato. Il tragico destino di Giulia, Rita, Meena, e Vincenza e di altre 102 donne uccise in questo 2023, richiede una riflessione collettiva sulla cultura che perpetua la violenza di genere e sulla necessità di un cambiamento radicale.

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