Una prima bozza dell’accordo relativo al rilascio degli ostaggi ha raggiunto i vertici di Hamas: le parti coinvolte non vogliono cedere.
I negoziati tra Israele, Egitto, Stati Uniti e Qatar sembra stiano portando il loro frutti, anche se al momento ammaccati. I vertici di Hamas hanno ricevuto una prima proposta relativa al rilascio degli ostaggi e contano di esaminarla nei prossimi giorni. L’accordo contempla tre fasi: in primo luogo verranno rilasciate le donne, i bambini e gli anziani; in un secondo momento verranno liberati i soldati dell’Idf, prigionieri dei terroristi; per concludere i miliziani si impegneranno a trasferire le salme dei caduti ed, eventualmente, degli ostaggi che non sono sopravvissuti alla detenzione.
Durante ognuna di queste fasi, ambe le parti getteranno i mitra a terra e promuoveranno il cessate il fuoco temporaneo. Per un totale di 45 giorni di tregua. All’alba delle ostilità Israele contava 240 ostaggi, ad oggi divenuti 136. Per ogni ostaggio rilasciato, lo Stato ebraico dovrà liberare 30 prigionieri palestinesi. Inoltre, al termine di ognuna delle fasi, le fazioni coinvolte potranno aprire nuovamente i negoziati per stabilire le condizioni della fase seguente.
Bozza di un accordo, la pace è ancora lontana
Il risultato del negoziato promosso da Egitto, Stati Uniti, Qatar ed assecondato da Israele, ha stuzzicato i vertici dell’organizzazione terroristica. “Il movimento è aperto a discutere qualsiasi iniziativa” – afferma l’alto funzionario di Hamas, Muhammad Nazal. Per quanto l’accordo studiato dai quattro Stati abbia stuzzicato gli esponenti di Hamas, l’alto funzionario ha comunque ribadito che l’obiettivo finale deve risiedere nell’interruzione delle ostilità e nel ritiro delle Idf dal territorio palestinese. Posizione, questa, che vede il sostegno del segretario generale della jihad islamica – e responsabile di alcuni degli ostaggi – Ziad al Nakhala, il quale ha sostenuto di non aver alcuna intenzione di promuovere il rilascio dei prigionieri in assenza del cessate il fuoco definitivo.
Il medesimo pensiero categorico è stato ribadito dagli esponenti dello Stato di Israele, dichiaratamente contro la formazione di uno Stato palestinese indipendente. Il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha ceduto nuovamente alla stessa – ed ormai noiosa – retorica: “Hamas non controllerà Gaza. Israele la controllerà militarmente”. Egli propone il modello della Cisgiordania, gestita in tre macro-aree: A sotto il controllo palestinese, B a controllo misto ed infine C presieduta per oltre il 50% dallo Stato ebraico. Sarebbe questo, dunque, il futuro della Striscia di Gaza laddove Benjamin Netanyahu dovesse vincere contro i rivali.