Israele, un’altra idea folle

Il tetro spettro della deportazione e della “gestione” di un’intera civiltà torna a dominare le amministrazioni governative israeliane.

Il bilancio delle vittime a Gaza ha superato la soglia dei 25mila. Gran parte di loro non sono terroristi, bensì donne e bambini. Risulta drammaticamente difficile porgere l’altra guancia ad una tragedia umanitaria simile, la cui brutalità richiama ad uno dei periodi più bui che il mondo e, in particolare, l’Occidente abbia mai conosciuto. Benjamin Netanyahu ha giustificato l’invasione della Striscia come una necessità volta alla protezione della popolazione israeliana, nascondendo sotto il tappeto quello che era il suo reale obiettivo: impadronirsi di un territorio occupato legittimamente dai palestinesi. Hamas, dunque, rappresenta uno sterile pretesto.

I palestinesi migrano a nord
I palestinesi lasciano le loro case – foto: ansa – rationalinternational.net

I principali esponenti del governo israeliano, dal canto loro, non riescono a tenere a freno la lingua. Vaneggiano sul destino della Striscia, non curanti di come tali mire espansionistiche possano infastidire alcune delle potenze più reattive che dominano il Medio Oriente. Bibi parla di “smilitarizzazione” e di “pieno controllo di sicurezza a ovest del Giordano”, mentre il Ministro degli Esteri espone un piano agghiacciante riguardo la gestione dei rifugiati e dei pochi civili palestinesi sopravvissuti alla potenza delle bombe. Le sue parole, prevedibilmente, scatenano l’indignazione – e l’odio – dei diretti interessati.

Il fantasma della deportazione prende vita

Il tetro spettro della deportazione e della “gestione” di un’intera civiltà torna a dominare le amministrazioni governative israeliane. In tal caso, tuttavia, non sono loro a subirne le conseguenze, bensì a divenirne i primi motori. Il Ministro degli Esteri, Israel Katz, ha proposto a Bruxelles di investire sulla costruzione di un’isola artificiale che “ospiti” i palestinesi sopravvissuti al conflitto. “E’ un progetto vecchio, che è stato presentato più per mostrare l’intenzione di lavorare ad una soluzione per i palestinesi” – spiega una fonte diplomatica.

Israel Katz e le sue follie
Israel Katz e le sue brillanti idee – foto: ansa – rationalinternational.net

E così Israele, nato nel 1948 per volere dell’Occidente e stabilito in un territorio originariamente appartenuto ai palestinesi, ora propone un’iniziativa volta a sradicare il popolo legittimo dalla loro terra. Presupposti, questi, che sicuramente non aiutano ad appianare le tensioni tra le parti. E di fatto, la risposta dell’omologo palestinese non si è fatta attendere. “Non abbiamo bisogno di nessuna isola” – chiarisce categoricamente il Ministro degli Esteri, Riyad Al-Malki – “Noi, i proprietari di questa terra, ci resteremo e resisteremo per restarci, per i nostri diritti e per avere lo Stato palestinese con capitale Gerusalemme Est”. Una sentenza, questa, che i diretti interessati considerano imprescindibile.

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