Coprifuoco, narcos e follia in Ecuador

L’Ecuador ad un passo dalla guerra civile: le istituzioni politiche contro la criminalità organizzata. Le vittime, come sempre, sono i cittadini comuni.

“La rivolta dei detenuti e le azioni delle bande criminali in alcune zone del Paese fa pensare ad un salto di qualità della criminalità – la riflessione di Davide Matrone, docente di Analisi Politica presso l’Università Politecnica Salesiana in Ecuador. La libertà ritrovata di Adolfo Macias – leader dei Los Choneros – ha acceso la miccia ad una bomba che da oltre sei anni era pronta ad esplodere. Per quanto le rappresaglie si siano concentrate nelle ultime ore, il professore e giornalista ha tenuto a sottolineare che l’instabilità sociale perduri ormai dalla caduta di Rafael Correa. Nei dieci anni di mandato, dal 2007 al 2017, l’economista riuscì a mantenere una relativa condizione di pace. “Si notava che al timone della barca c’era una persona capace di gestire la macchina statale” – ha spiegato Matrone.

Caos in Ecuador
L’Ecuador nel caos – foto: ansa – rationalinternational.net

Negli anni a seguire, l’Ecuador ha affrontato ben 12 stati d’emergenza, causati dall’incapacità dei diplomatici di controllare la sempre più efferata criminalità organizzata. Prima Moreno, poi Lasso ed infine l’attuale Capo di Stato Noboa hanno contribuito – consciamente o inconsciamente, non importa – allo smantellamento dello stato sociale costruito dal loro predecessore. I principali narcotrafficanti insediati nel territorio sono riusciti così ad invadere le istituzioni governative, fino ad acquisirne il pieno controllo. Tragico fattore, questo, che ha consentito a Macias – noto come Fito – di lasciare indisturbato la struttura penitenziaria ove era detenuto dall’assassinio di Villavicencio.

Il coprifuoco

Coprifuoco dalle 23.00 alle 5.00 in Ecuador. Le organizzazioni criminali dominano il territorio ecuadoregno, tanto da minare il quieto vivere dei suoi cittadini. Per quanto questa condizione appaia come nuova, Davide Matrone ha tenuto a sottolineare come il pericolo e il terrore dilagante appartenga al Paese da diversi anni. “Sono ormai quattro anni che non vado più al mare, perché la costa è zona delle bande ormai” – e non solo: i cittadini preferiscono di gran lunga blindarsi in casa una volta che il giorno ha lasciato spazio alla notte, per paura di subire ripercussioni dai malviventi.

I cittadini ecuadoriani in pericolo
In Ecuador scatta il coprifuoco – foto: ansa – rationalinternational.net

Nessuno passa una serata in compagnia degli amici ed è preferibile muoversi in taxi o in macchina, piuttosto che a piedi. “Non si può fare una vita normale e tranquilla – la notte le strade diventano zona di nessuno – dice Matrone. Il docente 45enne si è trasferito in Ecuador 12 anni fa e da allora ha assistito agli innumerevoli cambiamenti prodotti dalla lotta continua tra politica e criminalità. Ad oggi, egli sconsiglia vivamente ad un italiano di trasferirvisi o anche, più semplicemente, di concedersi un viaggio fuori porta nel Paese. “La situazione è preoccupante ed allarmante” – la riflessione del docente – “fa pensare a un qualcosa di decisamente più organizzato”.

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