Milei vuole davvero cambiare tutto

Licenziamenti di dipendenti pubblici, privatizzazioni e accentramento di un potere in realtà ancora molto debole, per rivoluzionare il sistema.

Che le democrazie siano in crisi, appare chiaro soprattutto in Argentina, dove il nuovo presidente Javier Gerardo Milei sta cercando di far approvare rapidamente dal Parlamento riforme radicali in chiave ultra liberista e di estrema destra. Intende farlo per dare una soluzione alla spaventosa crisi economica che dura da anni, con un’inflazione al 147% e una popolazione sempre più alla fame.

Milei vuole davvero cambiare tutto
Corteo di protesta a Buenos Aires contro Milei – rationalinternational.net Ansafoto

Per quanto sia stato eletto con il 56% dei voti al ballottaggio, Milei non dispone del potere sufficiente per imporre la propria volontà. Il suo partito La Libertad Avanza ha una forza modesta, con appena 38 deputati su 257 alla Camera e 7 senatori su 72 al Senato. E’ sostenuto da una maggioranza che, inoltre, si riconosce in lui solo parzialmente, dato che la coalizione Juntos por el Cambio, di centrodestra, gli garantisce solo l’appoggio esterno, pur disponendo di alcuni ministri.

Con un partito minoritario vuole pieni poteri

E così tra le riforme che il capo di Stato ha presentato c’è una nuova legge elettorale. Si tratta del maggioritario uninominale, che aumenterebbe inoltre il numero dei collegi nell’area di Buenos Aires. Fra i candidati di ogni collegio, sarà eletto solo chi avrà più voti, come nel Regno Unito. Entrata in vigore questa legge, il presidente avrebbe la possibilità di minacciare il ritorno alle urne, non prima di aver posto le basi di un regime liberista.

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Blocco stradale in Argentina per fermare le riforme – rationalinternational.net Ansafoto

Il cammino che deve percorrere, tuttavia, è accidentato. Fa discutere soprattutto la proposta di dichiarare l’emergenza pubblica fino al termine del 2025, per due anni di trasformazioni rapide in molti settori. L’organizzazione economica, finanziaria, fiscale, del welfare, della difesa, sanitaria, energetica, tariffaria, sociale e amministrativa dipenderebbe dal presidente, che si prenderebbe infatti poteri legislativi attualmente nelle mani del Parlamento.

Un Parlamento chiamato a non avere importanza

Di fatto, il presidente avrebbe poteri straordinari per due anni, con la possibilità di ottenere una proroga per un altro biennio. Di fatto, una brusca revoca della democrazia, mentre i vantaggi sono rimandati al sol dell’avvenire liberista. Nel frattempo sarà quasi impossibile organizzare manifestazioni, vista la difficoltà di ottenere il visto e l’aumento delle pene per l’iniziative non organizzate e per chi blocca il traffico o causa l’interruzione di servizi pubblici.

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Cittadino furibondo per gli effetti sociali del programma di Milei- rationalinternational.net Ansafoto

Prima vengono i sacrifici, tanto per cominciare a danno dei dipendenti pubblici. I contratti a determinato, circa 7mila, non verranno rinnovati. Saranno poi sfrondate le piante organiche, e chi non ne farà parte avrà un anno di tempo per ricollocarsi all’interno dell’ente, prima di ritrovarsi senza lavoro. I tagli colpiranno soprattutto gli enti locali, con i loro 150mila dipendenti. Lo Stato, invece, ha 3,5 milioni di lavoratori che in parte dovranno riguadagnarsi il posto e in parte lo perderanno. Una quarantina di aziende pubbliche sarà privatizzata.

Si prepara un futuro di massima precarietà

Questi sono solo alcuni dei numerosi provvedimenti previsti dall’ultima proposta di Milei, che ha titolo “Legge delle basi e dei punti di partenza per la libertà degli argentini”, detta anche legge omnibus, con i suoi 664 articoli su svariate materie. La rivoluzione a colpi di leggi e decreti entra così nel vivo. Il primo intervento del nuovo corso è stato annunciato dal nuovo ministro dell’economia Luis Caputo, a due giorni dall’insediamento del 10 dicembre.

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Milei entusiasta nel giorno dell’insediamento, il 10 dicembre – rationalinternational.net Ansafoto

La prima manovra ha subito svalutato il peso rispetto al dollaro statunitense e tagliato la spesa pubblica. Svalutazione pesante, del 50% circa, per cui il tasso di cambio arriverà a 800 pesos per un dollaro, mentre oggi ne occorrono 360. In seguito, il dollaro sostituirà del tutto il peso. E la Banca centrale chiuderà i battenti.

Addio all’indipendenza monetaria

Una settimana dopo, qualche giorno prima di Natale, il presidente con la motosega in mano ha proposto il suo “Decreto di necessità e urgenza”, entrato in vigore il 29 dicembre. Ha cancellato così il divieto di privatizzare le aziende pubbliche, sopprimendo anche molti interventi dello Stato. Stop ai controlli e addio alla regolazione degli affitti, delle assicurazioni e dei prodotti essenziali.

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Polizia pronta a intervenire durante le manifestazioni di protesta – rationalinternational.net Ansafoto

E ora entra in Parlamento la discussione sulla legge omnibus, con le riforme più pesanti stabilite in 684 articoli da approvare il prima possibile. Lo Stato, in ultima analisi, abbandona il campo dell’economia, per affidarla precipitosamente a poteri privati, che facilmente saranno oligarchici. I cittadini dovranno arrangiarsi, rinunciando all’azione politica e, a quanto pare, aprendo nuove attività senza paracadute. Ciascuno dovrà assumersi i propri rischi.

La mano pubblica rinuncia a controllare e regolare

Le resistenze sono forti. Sul piano giuridico, motivare uno stravolgimento istituzionale così rapido sembra quasi impossibile. La fase dei sacrifici è talmente pesante, che i cortei di protesta sono già iniziati. In piazza sono andati coloro che perderanno, fra l’altro, sussidi indispensabili per pagare le bollette.

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Rabbia popolare nei cortei contro i tagli allo stato sociale – rationalinternational.net Ansafoto

Una volta tagliati gli aiuti per il pagamento degli affitti, molti saranno sotto sfratto. E già si parla di sciopero generale dei sindacati. Non sembra nemmeno che Milei abbia il potere per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, se realizza rapidamente il suo programma. Che legalità ci potrà essere? Quanto spazio d’azione non sarà concesso a oligarchi vecchi e nuovi e alle mafie?

Per l’Argentina cambia anche la politica estera. Il Paese non entrerà nel gruppo dei Brics, con Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Sarà schierato invece con gli Stati Uniti. L’esistenza dell’Argentina sembra dipendere da una scommessa.

 

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