7 anni di carcere per nulla

Attivista russa tenta di sensibilizzare la popolazione in merito ai crimini di guerra consumati in Ucraina: Alexandra viene arrestata.

Alexandra Skochilenko è stata condannata a sette anni di reclusione per aver sostituito i cartellini dei prezzi di alcuni prodotti alimentari con dei volantini pacifisti. La giovane attivista si è recata presso un supermercato di San Pietroburgo e ha diffuso all’interno della struttura dei messaggi di denuncia contro i crimini di guerra. 

Alexandra Skochilenko in carcere
Alex, sette anni di carcere per la diffusione di qualche volantino pacifista – credit: Instagram @skochilenko – rationalinternational.net

“L’esercito russo ha bombardato una scuola di arte drammatica a Mariupol. All’interno si nascondevano circa 400 persone” – si legge, dichiarazioni che seguono: “Putin ci mente dagli schermi televisivi da 20 anni: il risultato di queste bugie è la nostra disponibilità a giustificare la guerra e le morti insensate”. Una manifestazione pacata e solitaria dunque, che poco ha influito sulla sicurezza nazionale.

La reclusione come prezzo per la verità

L’11 aprile 2022 le autorità russe hanno fatto irruzione nell’appartamento ove viveva e, dopo averlo perlustrato da cima a fondo, hanno provveduto ad arrestare la ragazza. Alex è stata interrogata fino alle tre del mattino, per poi essere condannata a custodia cautelare fino al 1 giugno 2022. Secondo la giurisdizione russa, Skochilenko avrebbe dovuto rispondere dell’accusa di “diffondere consapevolmente false informazioni sull’utilizzo delle forze armate, un reato che contempla una pena dai 5 ai 10 anni di reclusione. Il processo è stato documentato ampiamente sui profili social della giovane.

Alexandra Skochilenko sorride alla polizia
Alexandra Skochilenko sorride alla polizia, una beffa ad un sistema giudiziario autoritario – credit: Instagram @skochilenko – rationalinternational.net

La sua storia è divenuta virale in breve tempo. Un epilogo prevedibile che ha tuttavia alimentato sgomento e indignazione. Alexandra infatti era conosciuta in Russia in quanto artista, musicista e scrittrice. In seguito alla conferma della sentenza, Amnesty International ha espresso la sua posizione in merito: “Questo verdetto clamorosamente ingiusto chiude una vicenda giudiziaria in cui gli unici crimini commessi sono quelli rimasti impuniti”.

Quanto accaduto riporta alla luce un’amara verità, una presa di coscienza che molti dei cittadini russi rifiutano categoricamente. Fin quando Putin rimarrà al potere, non vi sarà possibilità di godere della libertà di espressione, denuncia, manifestazione, pensiero e movimento. In via teorica ci troviamo di fronte ad uno stato democratico federale, tuttavia – ad onor del veroil governo, dell’attuale leader in carica, di democratico ha poco e niente. E mentre in Ucraina imperversa la guerra, in Russia la popolazione sopravvive in una dolce ed irrinunciabile illusione politica.

Gestione cookie