Liliana Segre, la testimone che non vede Gaza

Non perde il passo nel parlare, Liliana Segre, nonostante i suoi anni. E’ una lettera dal passato, un monito sul presente. 

C’è quasi lo sconforto per aver vissuto così a lungo da assistere ad un altro disastro, nelle parole della senatrice a vita Liliana Segre. E’ lei a lasciarlo comprendere e non c’è motivo per dubitarne. Una vita segnata dalla Shoah nella primissima giovinezza, un ricordo e un vissuto da lì a seguirla come un’ombra nei decenni seguenti, con una paura mai del tutto scomparsa. E ora che guarda il calendario della propria vita e vede l’ultimo giorno dell’ultimo anno avvicinarsi ecco che le sarà sembrato cadere nel passato, senza ritrovare la vicinanza degli affetti perduti in quei giorni.  Si percepisce solo dolore e smarrimento.

Lilia Segre cosa pensa
Segre, la testimone che non vede Gaza-Credit ANSA-Rationalinternational.net

 

Nel 1945 avevo 15 anni. Ne ho 93 e devo ancora essere qui?” ha detto qualche sera fa, davanti alla sinagoga centrale di Milano dove erano mostrate al mondo le immagini delle persone nella mani di Hamas . Sperare che, un mese dopo,  siano tutte in vita è una cupa scommessa con il destino. Ogni tanto qualcuno appare e  parla, per maledire Netanyahu accusato, non solo da loro, di aver spianato la strada al disastro. E ora c’è il tentativo di rimediare a quel disastro, spianando edifici ed ospedali, pochi giorni dopo, con la gente che continua a maledirlo, fuori e dentro Gaza. “Vedere queste fotografie – non ha mancato di dire la senatrice – mi fa venire in mente quando nel 1945 sono tornata da Auschwitz. A settembre e ottobre venivo tutti i pomeriggi alla comunità ebraica, che era in via Amedei. Era pieno di fotografie di gente che non sarebbe mai tornata. Mi chiedevano se ricordavo qualcuno”.

Mancano quattro lettere

Ascolti queste parole e ti viene da pensare che il compito eminente di chi ha avuto nelle mani il destino di Israele, da David Ben Gurion allo sciagurato Bibì, era quello di evitare che la propria gente, in ogni modo possibile, fosse costretta ad osservare le immagini di persone mai più tornate, oggi come allora. E ai sopravvissuti di ricordare. Ora davanti alle domande va via veloce, la senatrice, e sembra per un attimo sfuggire all’età.

Liliana Segre opinioni
Liliana Segre cosa pensa in questo momento-Credit ANSA-Rationainternational.net

 

Gaza, un’ombra su Israele

Mi sembra di essere vissuta invano” sono le poche parole di rimando per chi riesce a dirle qualcosa in quegli attimi di concitazione trattenuta. Parole in cui si allude all’inferno del Medio Oriente, una porta aperta dalla corsa assassina di quel sabato, un facile gioco sugli inermi e una scorribanda nell’anima di Israele. E nella sua memoria. Ogni popolo ha spettri ed incubi, alcuni più di altri. Il popolo d’Israele tra questi. Liliana Segre è un volto in questo popolo. Uno sguardo che ha visto e vissuto, il carisma del dolore e della testimonianza.Poche parole, dunque, quella sera, a cui se ne sono aggiunte altre, meno fugaci, i giorni seguenti. Mai una virgola fuori posto, da lei. Nessun ospite è stato dimenticato nel convivio della sua saggezza.

guerra cosa succede
Cosa pensa Liliana Segre della guerra-Credit ANSA-Rationainternational.net

 

E tuttavia, nel passo misurato e rispettabile delle sue riflessioni mancano quatto lettere, quelle che compongono la parola Gaza, come se queste due sillabe fossero già diventate così pesanti da diventare impronunciabili, anche per una testimone della Shoah, perfino per lei, per Liliana Segre. E’ allora hai come una premonizione. Quello che sta accadendo e ancora dovrà compiersi a Gaza si candida a diventare un’ombra tutt’altro che candida sulla coscienza d’Israele. Uno scempio capace di ammutolire le testimonianze della propria Storia. Testimonianze che guardano al passato ma declinano lo sguardo davanti a quella terra povera e distrutta, ora. Ma non possono dirlo. Il nome Gaza è scritto in un biglietto passato sotto la porta del loro disagio. Evitare questo conflitto, nella coscienza della propria gente, prima ancora che sul terreno era una responsabilità di Bibì.

Gli ostaggi di Hamas devono tornare a casa. Gli ostaggi d’Israele, assediati negli ospedali, a casa non possono tornare, perché una casa non esiste, non più. Ma forse esiste una giustizia, in questo mondo.  E così, ogni giorno, diminuisce il numero delle persone che lo reclamerebbe indietro, se fosse Bibì a sparire. E quando davvero non lo vedremo più, scomparso e dimenticato, si conteranno i morti, si comprenderà quanto è stato inutile e crudelmente infantile tutto questo. E forse gli ultimi testimoni della Shoah piangeranno anche i morti di Gaza, non solo i propri. E forse davvero vedremo la pace.

 

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