Clima, per gli scienziati il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre

Secondo il Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus della Commissione Ue, lo scorso mese è stato l’ottobre più bollente mai registrato a livello globale. Colpa soprattutto delle emissioni di gas serra. Anche in Italia temperature eccezionali e fenomeni estremi

 

“Possiamo dire quasi certamente che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato. È la conclusione a cui sono giunti gli esperti del Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus alla luce delle eccezionali temperature registrate in ottobre. Secondo il C3s, che pubblica bollettini climatici mensili per conto della Commissione europea, lo scorso mese è stato l‘ottobre più caldo di sempre a livello globale, con una temperatura media dell’aria in superficie di 15.30 gradi, 0.85 gradi al di sopra della media del mese nel periodo compreso tra il 1999 e il 2020 e 0,40 gradi in più del precedente ottobre più caldo, quello dell’anno 2019. Nel complesso il mese è stato più caldo di circa 1,7 gradi rispetto alla media di ottobre del periodo preindustriale (tra il 1850 e il 1900).

Temperature eccezionali che sono alla base degli eventi estremi che si registrano con sempre più frequenza in ogni angolo del pianeta, dalla siccità agli incendi passando per uragani e alluvioni. Fenomeni di cui sono responsabili le emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane, a cui si somma l’effetto di El Niño, ovvero l’anomalo riscaldamento delle acque superficiali nel sud dell’oceano Pacifico, che secondo gli scienziati ha influito sulle condizioni climatiche anche se in misura inferiore rispetto ai picchi del 1997 e del 2025.

Copernicus: “Il 2023 l’anno più caldo di sempre”

Da gennaio a ottobre la temperatura media globale per il 2023 è stata la più alta mai registrata, con 1,43 gradi al di sopra della media preindustriale.Il mese di ottobre 2023 ha registrato anomalie di temperatura eccezionali, battendo i quattro mesi precedenti in cui i record di temperatura globale erano già stati ampiamente superati. Possiamo dire quasi con certezza che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato”, ha spiegato sottolinea Samantha Burgess, vicedirettrice di Copernicus Climate Change Service. Per l’Europa, il mese scorso è stato il quarto ottobre più caldo mai registrato, con 1,30 gradi in più rispetto alla media del periodo 1991-2020.

“Il senso di urgenza per un’azione ambiziosa sul clima in vista della Cop28 non è mai stato così alto”, aggiunge la scienziata a proposito della 28esima conferenza sul clima delle Nazioni Unite in programma a Dubai, negli Emirati arabi uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre.

Ghiacciai antartici: a ottobre estensione a livelli minimi

Secondo il bollettino di Copernicus – basano su analisi e misurazioni provenienti da satelliti, navi, aerei e stazioni meteorologiche di tutto il mondo – ottobre 2023 è stato il sesto mese consecutivo in cui l’estensione del ghiaccio marino antartico si è mantenuta a livelli minimi record, con un valore mensile dell’11% inferiore alla media. L’estensione ha raggiunto il mese scorso il settimo valore più basso, registrando un 12% al di sotto della media.

Aumento delle temperature, secondo i dati di Copernicus
L’Aumento delle temperature | Immagine Copernicus

Precipitazioni sopra la media e inondazioni

Le precipitazioni invece sono state superiori alla media in gran parte del Vecchio Continente. Come ricorda C3S, la tempesta Babet ha colpito l’Europa settentrionale, mentre Aline si è abbattuta su Portogallo e Spagna, causando forti piogge e inondazioni. Il clima è stato più umido rispetto alla media anche in altre aree del pianeta, tra cui il sud-ovest del Nord America, alcune zone della penisola arabica, regioni dell’Asia centrale e della Siberia, la Cina sud-orientale, il Brasile, la Nuova Zelanda e alcune regioni dell’Africa meridionale. Fenomeni spesso associati al passaggio di cicloni che hanno generato abbondanti precipitazioni e danni consistenti.

Viceversa, negli Stati Uniti meridionali e in alcune parti del Messico a causa della siccità la temperatura è risultata più secca rispetto alla media, come nelle regioni dell’Asia centrale e orientale e nella maggior parte dell’emisfero meridionale extratropicale, compresa l’Australia.

Italia: dissesto idrogeologico e fenomeni estremi

Quello appena concluso, è stato l’ottobre più bollente di sempre anche in Italia, dove l’osservatorio europeo ha registrato una temperatura superiore di 3,15 gradi la media storica del mese. Il maltempo, con le precipitazioni record arrivate dopo un lungo periodo di caldo e siccità, ha causato ingenti danni, oltreché vittime, in numerose aree del territorio, come accaduto lo scorso maggio in Emilia Romagna.

Fenomeni estremi – come le “bombe d’acqua”  e le inondazioni – sempre più frequenti che insistono su un territorio già fragile a causa del dissesto idrogeologico. Secondo l’Ispra, quasi il 94% di Comuni italiani si trova in aree a rischio per frane e alluvioni anche per effetto del cambiamento climatico.

Come Coldiretti,a causa della cementificazione e dell’abbandono l’Italia ha perso quasi il 30% dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica per la minore capacità di assorbimento dell’acqua in eccesso”.

Manifestazione contro il cambiamento climatico
Foto | Pixabay/Jaco Blund – Rationalinternational.it

“2023 anno nero per l’agricoltura”: danni per 6 miliardi

Il 2023 si classifica come l’anno nero dell’agricoltura italiana con danni che superano i 6 miliardi di euro (oltre un miliardo solo in Emilia-Romagna) a causa di nubifragi, tornado, bombe d’acqua, grandinate con esplosioni di maltempo violento intervallato da ondate di calore africano”, stima l’associazione degli agricoltori. Quest’anno il taglio della produzione di grano è stato del 10%, quella di ciliegie e pere sopra il 60% mentre la vendemmia ha registrato un calo del 12%.

Ancora da quantificare i danni dei nubifragi che la scorsa settimana si sono abbattuti su gran parte della penisola. Di certo, spiega ancora Coldiretti, sono “finite sott’acqua città e campagne dove si contano coltivazioni, allevamenti e fienili allagati e scoperchiati, serre divelte, alberi abbattuti e rami spezzati ma anche strade rurali franate e terreni ed aziende inaccessibili”.

È in Toscana che si registra “la situazione più grave soprattutto a causa dell’esondazioni dei torrenti e dei corsi d’acqua, che hanno allagato serre e campi già seminati con colture autunnali come cereali e favino, e delle fortissime raffiche di vento che hanno strappato coperture, troncato alberi e fatto cadere le olive che a questo punto non potranno più essere raccolte”. Senza contare che “nei magazzini sommersi dall’acqua sono andati persi migliaia quintali di grano, oltre a semi e concimi con trattori, macchine ed attrezzi agricoli coperti di fango”.

Aspettando la Cop28

Intanto, in vista della Cop28, dopo un lungo braccio di ferro sulle fonti fossili, i ministri dell’Ambiente dell’Unione europea lo scorso 17 ottobre hanno raggiunto un’intesa sulla posizione negoziale di Bruxelles da portare a Dubai. Nelle conclusioni adottate, il Consiglio dell’Ue conferma l’impegno per la transizione climatica e chiede l’eliminazione graduale dei combustibile fossili per raggiungere “un’economia neutrale dal punto di vista climatico, in linea con l’obiettivo di 1,5 gradi”.

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